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    ALESSANDRA LA CHIOMA   25 3377 18068 ALL ALBUM   SUGGEST     
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    Alessandra La Chioma, nota anche con lo pseudonimo di “Lale”, nasce nel 1966 a Terni dove attualmente vive e lavora; è un’artista autodidatta che, fin da giovanissima, ha sempre amato il disegno e la pittura fino a tramutare questa passione in una vera e propria esigenza artistica ed esistenziale; solamente dal 2013 Lale riesce a dedicarsi totalmente all’arte fino a farsi catturare totalmente.
    Lale è un’artista eclettica ed ama sperimentare tecniche miste applicate su vari supporti;

    tra tutti predilige la tela, dove su di essa, si esprime nella sua totalità attraverso il colore.

    L’artista ama trattare il supporto con stucchi in pasta, colla vinilica e acrilici, plasmando su di essa estensioni di materia e forma.

    Nella sua arte miscela figurativo ed astratto materico, dove il suo tratto si affaccia lineare e deciso e dove si evince un equilibrio cromatico; quest’ ultimo, manifestato, non solo dalla perfetta simbiosi delle tinte applicate dall’artista, ma anche dal contrasto della rappresentazione discontinua del materico sul soggetto rappresentato.

    L’ “Estetica” non è il concetto funzionale del suo percorso, ma lo è fondamentalmente il pensiero intimo. Quello che a Lale interessa non è la rappresentazione del ritratto classico, ma l’essenza del soggetto esposto, dei suoi desideri, delle sue abitudini, del suo mondo e del suo sentire; proprio per questo è solita ritrarre soggetti che conosce personalmente e che posino per lei, o nel caso semplicemente ritrarre soggetti di cui ama sentirne la propria storia attraverso il racconto scritto e/o verbale.

    L’artista alterna il suo pensiero, statico e mobile, fino a mutarsi continuamente.

    I suoi soggetti vengono rappresentati in persistente movimento, questo determinato dalle linee sinuose e a tratti discostanti della pennellata.

    Nel 2014 è il concetto di “Natura” che porta l’artista ad esternare emozioni allo stato puro e come sempre lo fa attraverso la materia; rappresenta la natura delle piante come la stessa natura del corpo, la raffigurazione della vita, dell’evoluzione e della morte viste attraverso stati sentimentali “ a colori”.

    Si parla di evoluzione dell’esistenza: la raffigurazione delle nostre paure e le motivazioni per affrontarle.

    Soprattutto nelle opere del “2014/’15, l’artista racconta di una “Ragnatela virtuale (web)”

    che è la strada delle nuove emozioni, espressioni dell’anima e del sentimento esternato.

    Le opere di questo percorso rappresentano figure umane (ritratti e corpi) intrecciate da un reticolo virtuale, dove, la messa a fuoco è stabilizzata in punti sensibili dell’anima:occhi, bocca, seni e addome.

    Labirinti cromatici si insinuano nei corpi ed esplodono in stati d’animo attraverso le zone più emozionali del corpo.

    In questo ciclo di opere i titoli sono esattamente ciò che l’artista vuole mostrare:Paz zia, Stupore, Desiderio, Sospetto, Odio, Consapevolezza, Gabbia; una raccolta di impulsi forti nuotano sulla tela, viaggiano sulla materia e si tramutano nell’immensità del divenire.

    Alessandra La Chioma si mostra totalmente senza rimorsi e rancori, solo con la forza di chi sa mostrarsi, non solo davanti all’osservatore, ma anche e soprattutto davanti ai suoi occhi.

    “La gabbia”, 2015, olio su tela tratta con pasta di gesso e colla vinilica, cm 100x100x4

    Osservando uno degli ultimi lavori di Lale “la gabbia” mi riconduco ad una citazionedi Vincent van Gogh:
    “Gli uomini si trovano spesso nell'impossibilità di fare qualcosa, prigionieri di non so quale gabbia orribile, orribile, spaventosamente orribile. Non si sa sempre riconoscere che cosa è che ti rinchiude, che ti mura vivo, che sembra sotterrarti, eppure si sentono non so quali sbarre, quali muri.”
    Vincent van Gogh, Lettere a Theo, 1872/90 (postumo 1914)

    Lale racconta le paure che ci imprigionano e racconta l’impossibilità di vederne l’uscita; una confusione di visioni dove non si sa dove iniziano le sbarre e dove finisce la libertà del sentire.
    Un labirinto in corpo
    descritto e circoscritto.
    Una parete corporale
    da poter adorare.
    Un percorso inusuale
    che andrebbe vissuto.

    Critica a cura di Benedetta Spagnuolo
    23 Giugno 2015
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